"Vedere gli studenti, i giovani manifestare a fianco dei pensionati mi fa uno strano effetto, come quando vedo gli studenti, i professori e i baroni manifestare dalla stessa parte"
Maria Stella Gelmini
Ha del paradossale. Un ministro della repubblica potrebbe lodare la coesione sociale, la coscienza civile e politica finalmente risvegliata, il patto di ferro che lega le generazioni e che costituisce uno tra ammortizzatori sociali più importanti in Italia.
Per Maria Stella, invece, studenti e professori, giovani e pensionati, dovrebbero battersi. In nome della sua riforma. Meglio sarebbe il conflitto intergenerazionale. Che gli studenti non si battano insieme ai loro padri e nonni. Che ognuno faccia la sua piccola lotta di categoria.
Poi il ministro continua:
"E' un paradosso. Sappiamo che l'università è composta anche da manifestanti, ma vorrei ricordare che sono molti di più i ragazzi che intendono studiare e che regolarmente si recano negli atenei a sostenere gli esami e vogliono un'università del merito, che spenda bene i soldi dei contribuenti, e dove l'autonomia venga coniugata con la responsabilità delle scelte".
Dove non ci sono fratture vere, il ministro le inventa. Fratture tra i manifestanti, nullafacenti perdigiorno, e i ragazzi che studiano regolarmente. Tra gli studenti che si recano negli atenei a sostenere gli esami e i ribelli.
Non viene in mente al ministro che si tratta delle stesse persone. E che, se mai volessimo fare una distinzione, a manifestare sono proprio coloro i quali hanno più coscienza civile e politica. Tra giovani e pensionati. Tra studenti e professori. Quelli che comprendono meglio i meccanismi del potere e le conseguenze della disgregazione sociale.
Mentre gli altri, i tanti che non protestano, possono non essere necessariamente i migliori. Ma soltanto i più rassegnati. I disillusi. Sono anche gli unici su cui questo governo può tentare di ricostruire un consenso ormai sul viale del tramonto definitivo.