domenica 20 dicembre 2009

L’opposizione dell’opposizione - Perché Fini fa bene alla destra italiana

Le accuse nei confronti di Fini da parte di militanti e colleghi del centrodestra si sprecano. Traditore, voltagabbana, buffone, soltanto per ricordare alcune tra le risposte più presentabili agli innumerevoli articoli critici che i giornali di famiglia hanno dedicato al (presunto) cambio di rotta del presidente della camera.

Non se ne comprende la ragione. Fini ha traghettato l’MSI (e la sua classe dirigente) da partito minoritario, elettoralmente e in parlamento, a partito di governo. Ha aiutato Forza Italia a dare un senso al proprio esistere altro che l’autoreferenza del suo capo. Sponsorizza la crescita di una cultura di destra in Italia altra dal moderatismo cattolico, e dal populismo pagano del cristianesimo leghista.

Tutti questi meriti, pur se recentemente oscurati dalle sue “minchiate”[1], non vengono disconosciuti. Vi si risponde, però, che continuando con l’esternazione delle sue idee strampalate, spacca la destra e la indebolisce. Vada invece a sinistra, al centro, lo accolga Rutelli o Casini, o fondi un altro partito, e non se ne parli più. Diventerà un altro Follini. Da segretario di partito a signor nessuno.

L’analisi è ingenua. Fini fa molto bene alla coalizione di centro-destra, e sarebbe una disgrazia che questa lo perdesse. E non solo per ragioni di algebra elettorale[2].

Le ragioni sono molteplici. A) Compensa il populismo berluschista-leghista-brunettisa-tremontista con idee che appartengono ormai a tutta la destra europea (da Merker a Sarkozy); B) introduce un indispensabile dibattito interno in un partito altrimenti monopolizzato dall’ideologia patronale; c) fornisce finalmente un’identità culturale alla destra italiana, con iniziative (ricorrenti) quali quelle promosse da fare futuro.

Ma non basta.

Consente anche di accrescere l’elettorato di coalizione. L’elettorato che infatti potrebbe venire perso nell’ascolto delle sue strampalate teorie, difficilmente migrerebbe a sinistra. Resterebbe comunque nel bacino elettorale di centrodestra. Magari spostandosi sulla lega.

L’attacco culturale e politico che Fini sta muovendo è invece chiaramente diretto alla classe politica di centro sinistra, e mira a sottrargli il proprio elettorato classico. Sempre più spesso osservo elettori di sinistra guardare a Fini come possibile leader. Non solo nei salotti televisivi (vedi caso Mannoia all’Era Glaciale), ma anche nei bar e nelle piazze, sempre più spesso elettori che hanno sempre votato a sinistra guardano con simpatia (anche elettorale) a Fini.

Di fatto l’elettorato di Bersani è stanco di sentirlo apprezzare Fini. A questo punto meglio l’originale. Ogni dichiarazione di Fini, su temi anche importati quali bioetica, conflitto di interessi, giustizia, fine vita, viene inseguita dall’opposizione che, invece, non è in grado di presentarsi con idee veramente alternative altre che un antiberlusconismo, ormai, di maniera.

La vera opposizione di governo diventa così Fini. Chi ci guadagna è sempre il centro destra. Sia che vinca, sia che perda.



[1] Uso un’espressione mutuata dai blog dei berluscones, ma che si sente sempre più spesso anche nell’emiciclo, proprio in riferimento alle uscite di Fini.

[2] Berlusconi stesso ha dichiarato di stimare il valore elettorale di Fini intorno all’1%, 4% se rifondasse AN.