venerdì 12 febbraio 2010

Uno stato eccezionale

 Lo stato d’eccezione si contrappone in maniera netta allo stato di diritto. Già  Karl Schmitt ne fa parte della sua ontologia politica, sostituendolo in gran parte alla sovranità.   

Si tratta di un concetto pre-giuridico e pre-moderno (Hans Kelsen), un’attribuzione mi(s)tica di potere che viene attribuita all’eccezionale carismatico condottiero dotato di una “totale energia”, da contrapporre alla “totale debolezza” che caratterizza invece le incarnazioni dello stato liberal democratico, incapace di decisioni politiche nette, e dolorose.

Lo stato d’eccezione mal convive con lo stato di diritto. Non ne tollera regolamenti, procedure, leggi e lacciuoli. L’eccezionalità di questo stato ne impedisce di fatto il suo sottostare ad un sistema costituzionale e democratico.

Come è stato sottolineato (Giorgio Agamben),  lo stato d’eccezione non è né la (brutta) copia di una dittatura, né  qualcosa da rifuggire a tutti i costi.

Piuttosto, si tratta di una situazione che, anche in uno stato di diritto, si rende necessaria in alcune situazioni, appunto, eccezionali ed improvvise. Catastrofi, esondazioni, terremoti, allagamenti, esplosioni.

In tali casi è necessario apporre alcune eccezioni allo stato di diritto e alle sue procedure. Si immagini se si dovessero tenere i concorsi per trovare il personale di supporto in occasione di un terremoto. O una gara d’appalto per la ricostruzione di un ponte o il ripristino di una ferrovia.

La protezione civile (PC), in Italia, assolve a questa funzione.  Riferisce direttamente alla presidenza del consiglio è libera dal controllo della Corte dei Conti e financo dell’autorità per i lavori pubblici.

La PC, non essendo vincolata alle lente procedure dello stato di diritto e della democrazia,  così intimamente interconnessi, può intervenire con la celerità necessaria nelle situazioni che lo richiedono.

Corruzione, concussione, favori e familismo possono diventare in questo contesto più che in altri degli elementi necessari. Diventando delle procedure più efficaci ed immediate rispetto ad altre. Se ci si conosce direttamente, e se si hanno forti interessi privati interconnessi, se si condividono relazioni intime: diventa più semplice svegliar qualcuno nel cuore della notte. più semplice che qualcuno si attivi celermente. Diventa più probabile che questi agisca con tempestività ed efficacia. Anche perchè, in una situazione di emergenza ed in una società dell'informazione, in questi casi si è comunque sottoposti all'attenzione dei riflettori.

I controlli si muovono dalla procedura (stato di diritto) al risultato (stato di eccezione).

Quando subentra l’eccezione, il fine giustifica i mezzi. E lo stato di diritto ingloba l’eccezionalità in quanto tale.

Dov’è allora il problema? La stortura?

Giochi del Mediterraneo,  Anno Giubilare Paolino, Viaggi del Papa, Mondiali di nuoto, Esposizione delle spoglie di San Giuseppe da Cupertino, Vuitton Cup.

Per citare soltanto alcune delle eccezionali calamità di cui la PC si è occupata negli ultimi anni. Trasformare dei normali eventi (più o meno grandi) in eventi eccezionali e quindi non passibili di alcun controllo procedurale, vuol dire trasformare lo stato di eccezione in stato di arbitrio.

Se infatti lo stato di diritto offre un controllo procedurale, quello di eccezione un controllo dei risultati, quello dell’arbitrio non offre né l’uno, né l’altro.

Non abbiamo quindi soltanto una ipertrofia dello stato naturale di eccezione, che da sporadica indispensabile necessità diventa mala normalità. Piuttosto una sua trasformazione in stato dell’arbitrio.

Questo fa il nostro stato fondato sull’arbitrio, ma non certo eccezionale.

 

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