domenica 28 marzo 2010

Poesia Civile

La pochezza del loro linguaggio indica la povertà delle loro menti.

Come se il mondo fosse solo una palla e per farla girare bastassero due o tre parole, quelle giuste per ogni occasione. L’abuso non ama innovare la terminologia, l’essenza del resto è sempre la stessa.

Navigate nel nostro tempo, nella giustizia da voi inventata; per noi solo inganni, neppure troppo nascosti. Il re non è mai stato così nudo.

Guardo me stesso e la mia povera figura, perché penso che non sia tutto perduto mentre volete distruggere quel poco futuro che mi rimane? Non so come difendermi. Mi chiedo chi è più cialtrone fra noi.

Il problema è mio. Voi siete seri e pragmatici. La vita umana per voi è polvere sopra le scarpe. Avete ben altri conti da fare. Prendete da una parte e sparate dall’altra.

Ora voglio usare parole solite e ordinarie. Le vecchie trite parole sono rassicuranti per me, che non ho un futuro. Forse parlerò di GIUSTIZIA, lo so vi faccio ridere!

Ma voglio usare vecchie parole barocche piene di muffa per creare un nuovo mondo dove voi non siete più, che un rumore in lontananza.